Lubricated goat, l’esteticamente scorretto

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Partiamo da un assunto, negli anni ottanta la musica doveva essere allegra e levigata…perchè fu un decennio di repressione e la repressione non è mai allegra! Una frase espressa da diversi soggetti che in quel periodo erano coinvolti in qualche modo con il suonare, trasmettere o scrivere di musica. Tra questi Stuart Gray, nom de plum Stu Spasm, lo pseudonimo era già tutto un programma, creò i Lubricated Goat in opposizione frontale e quanto più destabilizzante possibile a tutto ciò che oggi chiamiamo politicamente corretto. Gray riuscì a compendiare il punk a 360 gradi sia musicalmente che come stile di vita. Già nel ’77 il taglio musicale con il passato fu netto e divenne un stile di vita e un concetto degenere di musica che generò una schiera di anti intellettuali imbevuti di istinti animaleschi e soprattutto in questo caso, grotteschie catartici.65df9fe0-b58b-4a94-859c-9449c686bd40-bestSizeAvailableIl bello è che i nostri rinnovarono il punk per divertimento, come una banda liminare alla scena rock di Sidney, la periferia della periferia dell’impero musicale anglofono. Come tanti altri periferici di ogni latitudine e longitudine, l’eccentricità delimita le possibilità espressive e paradossalmente ti obbliga a travalicarle, anche se già sorpassate in precedenza. Abitare in un continente con una popolazione equivalente a quella del nord Italia ti obbliga al nomadismo, Perth, Adelaide, Sidney, Londra New York, Seattle. L’aveva già fatto Nick Cave, emigrando a Londra prima e a Berlino poi, terra promessa di tanti artisti grazie alle peculiari condizioni di vita garantite dalla divisione est – ovest. Stu Spasm ricalco le orme del re inchiostro, sfruttando musicalmente la continua deterritorializzazione e cambiando formazione ad ogni trasloco.3149359494db486ee089697ea2d3205f