La rivincita dei Judge

Dubito che i componenti dei Judge, band Straigh edge Newyorkese, giudichino una rivincita che il loro LP “Chung King Can Suck It” sia diventato, a 6048 $, l’album più costoso mai venduto su Discogs, il portale di scambio di dischi, un’involontaria provocazione nella provocazione. I nostri nacquero dall’unione di vari elementi provenienti da altre band, Youth of Today e Gorilla Biscuits, come risposta alle critiche di filonazismo. Ebbene i Judge estremizzarono volutamente i contenuti straight edge dei testi e le influenze metal sull’impianto hardcore, creando involontariamente un nuovo sottogenere, il Metalcore.

La scena americana ci regala ancora una volta una voce di dissenso nel dissenso, una profonda avversione che con convinzione si scaglia come un TIR contro un sistema sordo e refrattario, che non vuole compromessi. Altrettanto, non li cercano nemmeno i Judge, che, sposando la bandiera straight edge, ci lasciano tutta quella non velata protesta con cui fare banchettare un’ideologia anticonformista che spara a zero su tutto l’ordine sociale.

Le accuse di filo nazismo a tutto il movimento strtaight edge venivano principalmente dalle pagine di Maximum rock and roll, rivista cardine dell’etica punk e Do It Yoursel e custode dell’ortodossia. Invettive erronee con risvolti fallimentari, l’eroina endemica e la dissoluzione di una generazione causate dalla rivoluzione reaganiana avevano già avuto la meglio sui punk e li avevano spinti ai margini di una società sempre più elitaria. Se l’etica non era servita ad arginare lo sfacelo, lo straight edge sembrava anche peggio, una deriva puritana/moralista come estremo baluardo ad una società corrotta. Ormai nessuno sembrava avere gli strumenti per cambiare la rotta della cultura americana e come sintomo di impotenza, le lotte fratricide andavano moltiplicandosi. I Judge si ponevano, provocatoriamente come i più puri tra i puri, i duri da New York, in contrasto con i morbidi californiani. L’idea era di dimostrare che: “questo è autoritarismo”, a cominciare dal nome… Come risultato, i concerti si trasformavano in risse, con il bullo del quartiere che si presentava puntualmente per sfidare i tough guys della east coast o, semplicemente, altri punk che andavano ai concerti per contestare il gruppo da sotto il palco, gruppi di skinheads che scatenavano poghi violentissimi, risultato: un’implosione.

Se il futuro non viene intravisto, da questo punto di vista, non così sarà per questo gruppo, la cui musica sopravvive ancora oggi con il suo apprezzabile carico di frustrazione, scottante e sincero. Risentimento e rabbia che trasudano da musica e testi insieme e ci colpiscono come boomerang.
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