Welcome to Kyuss valley



…o meglio psychedelic valley ma non era una località immaginaria, partorita grazie a sessioni di meditazione o all’assunzione di allucinogeni, quanto una cittadina vera e propria nascosta nel deserto della California, un luogo che il sole perenne e le prospettive desertiche rendevano psicoattivo. Che fare in una cittadina simile per sfuggire alla noia? Niente di meglio che rinchiudersi in una casa riadattata a sala prove ai margini delle dune e passarvi settimane a suonare e a fumare ganja. Grazie a questo programma di sopravvivenza,  nella lontananza, fisica e metaforica, da tutto, le frustrazioni e le tensioni dei nostri giovani adolescenti si trasformavano nella musica dei Kyuss. Chissà se Josh Homme, John Garcia e soci conoscevano Timothy Leary e Aldous Huxley? Di certo uno degli intenti, raggiunto, era quello di portare alle estreme conseguenze il suono dei Black Sabbath di vent’anni prima, condensare la quintessenza dell’hard-rock, come se volessero registrare l’ultimo disco di hardrock registrabile, dopo il quale non sarebbe piu’ stato possibile aggiungere nulla. I Kyuss hanno composto dischi violentissimi, ma al tempo stesso con “adagi” degni dell’acid-rock. Con loro nacque di fatto il genere “stoner”. Le ambizioni compresse da una società prefabbricata con muri invalicabili di  consumismo, costruiti come corridoi verso il successo personale forgiarono il sound compresso e convulso di chi arranca “stonato” verso l’uscita per non sentire le dolorose rinunce.

I tempi erano cambiati, gli anni sessanta dell’uso creativo e sperimentale dell’LSD avevano prodotto un florilegio musicale irripetibible all’insegna dell’espandersi delle coscienze e delle idee di cambiamento collettivo. Nel 1990 un ventenne della classe media non aveva più ambizioni rivoluzionarie. Alle persecuzioni delle autorita`, incattivite piu` dalla personalita` quasi sempre ribelle di coloro che facevano uso di queste sostanze vent’anni prima che non dalla loro oggettiva dannosita`, si era sostituito un blando permissivismo. L’aggettivo stesso “psichedelico” aveva subito in trent’anni un cambiamento di significato di pari passo con la sua assimilazione nella cultura popolare e commerciale, anche la moda, la musica e non solo le sostanze allucinogene, potevano esservi associate.