Bowie, all you’ll got is no tomorrow



Se come nei grandi poemi antichi o nel loro universo cosmico regna una qualche legge, allora questa norma non può che essere di armonia. Ma noi sappiamo che l’armonia segna un equilibrio e se esiste un climax ascendente, deve esistere, altrettanto, un climax discendente, per riportare il tutto al suo legittimo stato di compensazione. Colorito ibrido di cabaret kitsch e arte d’avanguardia, di Boheme e di Swinging London, egocentrico narcisista e profeta apocalittico, futurista e nostalgico, fatuo ed epico, vanesio aristocratico e guitto volgare, Bowie celebra la crisi della civilta’ della crisi; e’ una proiezione immaginaria dell’alienazione e del disorientamento, delle frustrazioni e dei complessi dell’uomo contemporaneo; e’ una fantasia di massa, una chimera collettiva, un mito da pantheon greco trasposto nell’era dei mass-media. Non a caso il mito a cui si e’ sempre ispirato e’ quello Omerico del viaggiatore eterno combattuto fra il desiderio di scoprire nuovi mondi e l’angoscia della lontananza.

La sua arte e’ basata sulla suggestione, visuale e verbale, sulle allegorie implicite nei suoi gesti, sul gioco dei contrasti e sulla trasformazione continua. Documento centrale della sua epoca, Bowie manipola l’eversione insita nel rock fino a farne una forma di
spettacolo totale (vedi il colossale Glass Spider Tour del 1987, con un palco da quindici miliardi e uno staff di 150 persone). Il suo teatro della provocazione rappresenta in realta’ la patetica tramonto di un’epoca di illusioni. Come dice un suo celebre verso: “Fame:
what you get is no tomorrow”. E’ un punto di non ritorno, altre evoluzioni non erano pensabili: ci sono nuove figure trasformiste che lo sorpassano a sinistra (Madonna,
Michael Jackson), il rock del suo periodo iniziale è ormai riesumato da ragazzi che potrebbero essere figli suoi (il Grunge) e gli stili proliferano, impossibile inseguirli tutti (Hip hop, Techno, acid Jazz…)


Nemesi lo vogliamo chiamare, questo fato risolutore che anche nella storia di
Bowie ha tracciato la sua linea drastica di confine tra un apice e un punto di
declino, un minimo se vogliamo, che compare nel tracciato di una stella
danzante senza alcun dubbio destinata a brillare per molto tempo ancora a
venire. Eroe come tutti coloro degni di questo nome, non esente da quella sorta
di contrappasso che se non ci fosse, forse, bisogna ammettere desterebbe
sospetto. Perché anche Achille aveva un tallone vulnerabile: la conferma della
fama è forse proprio l’eccezione che ci conferma lo status. Ascoltiamo Bowie
così bellissimo anche mentre cade. E torna a regnare sovrano.

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