Ecstatic MaDchester – 2a parte

La grande festa di Manchester era diventata un richiamo troppo forte anche per tutti quegli artisti che erano originari al di fuori dei confini del nord dell’Inghillterra. La città era diventata un punto di riferimento per gli appassionati di musica, ma anche e soprattutto per i giovani, da quelle parti c’era di che divertirsi, tutto era permesso, anche quello che non era propriamente legale, come si è visto. Accadeva così che persino dalla Scozia, un gruppo di ragazzi ancora piuttosto indecisi su quale strada musicale imboccare, si lasciò trasportare dall’irrestibile fascino dell’acid house, dei party e delle droghe. I Primal Scream, gruppo sotto etichetta Creation, si erano avviati con un indie pop debitore della spensieratezza adolescenziale dei Kinks, per poi passare ad un blues tutto sommato abbastanza scialbo, fino a scoprire e a frequentare i rave che li porteranno ad un rifiuto del rock contemporaneo, perchè come affermava il loro leader Bobby Gillespie “Ai rave la musica era migliore, la gente era migliore, le ragazze erano migliori e anche le droghe erano migliori.” Il loro album “Screamadelica”, oltre a potersi considerare uno dei più riusciti della loro discografia, fu anche uno dei migliori prodotti che il movimento Madchester ha potuto sfornare, pur non essendo stato realizzato da una band mancuniana.

L’attenzione rivolta verso i gruppi di Manchester e dintorni in quel periodo, poteva arrivare a sconvolgere nel giro di pochi passaggi la vita di ragazzi che il giorno prima erano degli scapestrati (i già citati Scully) che una volta finite le loro faccende quotidiane e i loro lavori, si ritrovavano per poter suonare (poco) e drogarsi (molto), ma che magari il giorno dopo venivano trasportati verso scenari impensabili, come ad esempio poter suonare in una session di John Peel. Questo fu il caso degli Inspiral Carpets, gruppo formatosi ad Oldham, passato ingenerosamente alla storia solo per essere stata la band che ha dato la possibilità a Noel Gallagher di avvicinarsi al mondo della musica in qualità di roadie. In realtà gli Inspiral, guidati dal chitarrista Graham Lambert e dal geniale tastierista Clint Boon, furono uno dei gruppi inglesi più apprezzati del periodo, autori di una formula musicale discretamente originale che prevedeva la rielaborazione del classico pop psichedelico britannico predisposto verso l’elaborazione di imponenti tappeti tastieristici, attraverso il particolare uso dell’organo Farfisa. Agli Inspiral Carpets si deve anche un’intuizione che poi diverrà molto importante per sponsorizzazione del merchandising dei gruppi, ovvero le magliette personalizzate, che fino ad allora erano state esclusiva dei gruppi heavy metal. Gli Inspiral decisero di stampare al centro della t-shirt una mucca con gli occhiali da sole che fumava una canna, poi al di sopra di essa uno slogan che recitava “Cool as Fuck”. La stessa mucca era protagonista degli psichedelicissimi light show che il gruppo proiettava alle loro spalle durante i concerti, un po’ per contribuire alla spinta commerciale derivata dalle magliette, ma soprattutto per distrarre il pubblico dalla loro proverbiale rigidità scenica, evidenziata dall’assoluta mancanza di carisma. Forse sarà stato anche per questo che un gruppo allora così celebre e valido sia finito facilmente nel dimenticatoio.

 

L’inizio degli anni ’90 coincise con la fine della prima ondata Madchester, alla quale fece seguito nel giro di poco tempo (probabilmente di settimane se non di giorni) l’arrivo della seconda ondata di gruppi, questa volta distribuita su una superficie territoriale più eterogenea rispetto alla sola Contea di Greater Manchester, come abbiamo già avuto modo di osservare per il caso dei Primal Scream. Ad inaugurare la seconda stagione Madchester, ci pensò un gruppo proveniente dalle Midlands, stabilizzatosi a Northwich, i Charlatans di Tim Burgess. Esordirono nel 1990 grazie allo splendido “Some Friendly”, ereditando e proseguendo in contemporanea il discorso iniziato dagli Inspiral Carpets: pop sixties + organo, con l’eccezione che lo strumento magico stavolta non proveniva dalle case di produzione italiane, bensì da quelle americane della Hammond.

Non sarebbe sufficiente poter disporre di un pallottoliere per poter calcolare la mole di gruppi baggy spuntati nel triennio ’90-’92, così come non tutti sarebbero meritevoli di essere menzionati, la smania di poter partecipare alla grande festa collettiva portava alla formazione di band dai suoni molto approssimativi, che spesso e volentieri non andavano oltre un buon singolo di successo prima di sparire. Tuttavia c’erano ancora delle realtà che ben si sposavano con lo spirito baggy iniziale e che mantenevano ad alti livelli le peculiarità tipiche del crossover tra vari generi. Era il caso di gruppi come i Paris Angels e del loro ipnotico incrocio tra indie pop e acid house, dei Thousand Yard Stare, degli Sp!n e dei That Uncertain Feeling che miscelavano sapientemente il lato più danzereccio di Madchester alle distorsioni eteree dello shoegaze, e dei curiosissimi World Of Twist, gruppo che si era formato a metà anni ’80 per poi sciogliersi e riformarsi dopo l’esplosione Madchester ritenendo fosse scoccata finalmente l’ora per esportare il loro mix teatrale tra space rock, pop da gruppo femminile anni ’50-’60, psichedelia, funk e northern soul.

Thousand Yard Stare

World Of Twist

La copertina di “500|600”, album capolavoro dei That Uncertain Feeling

Sono da ricordare anche i Northside, ottimi interpreti di un groovosissimo funk rock sorretto da una spiccata vena per la melodia, e che, grazie alla copertina del loro album “Chicken Rhythms”, permisero, insieme agli Happy Mondays, di poter dare visibilità al team di designer Central Station, che realizzò l’artwork del suddetto album dei Northside, nonché quelli dell’intera discografia dei Mondays.

Il 22 novembre 1990 fu una data storica per la Gran Bretagna. L’era Thatcher volgeva al termine, a prendere il suo posto, un altro leader del partito conservatore, John Major, che prolungherà ancora di qualche anno l’attesa per una vera e proria svolta, manifestatasi poi con l’arrivo del New Labour di Tony Blair. Comunque con l’inizio del nuovo decennio, l’Inghilterra aveva ricominciato a navigare in acque migliori rispetto agli stenti vissuti negli eighties. Anche Manchester era in via di ripresa, soprattutto grazie ai benefici indotti dalla rigogliosa scena musicale della città. Ma la grande festa del nord inglese era cominciata proprio come movimento reazionario verso una serie di decisioni politiche e tagli economici inferti dalla Thatcher in un clima desolante. Cosa era rimasto di quel periodo? Nulla, a parte la grande festa, che come qualsiasi altra festa che si rispetti, era destinata a terminare…Nel luglio del 1989, la giovane Clare Leighton perse la vita all’interno dell’Haçienda in seguito ad una reazione allergica dovuta all’assunzione di Ecstasy. La tragedia non passò inosservata e la polizia cominciò a vigilare su quanto avveniva nei club di Manchester, favorita dall’introduzione della nuova legge nazionale del 1990 per il controllo e l’eventuale ritiro della licenza per i club. Difatti, la Leighton non rimase l’unica vittima delle droghe che circolavano nei locali, la stessa sorte toccò anche ad altri ragazzi, tanto più che l’Ecstasy non era ormai l’unica fonte di sballo, anzi la richiesta verteva maggiormente verso l’eroina. Ciò attirò l’attenzione di tutti i clan di spacciatori della città che diventarono presenza fissa nei locali, sino ad intraprendere un commercio dal quale era possibile trarre troppa convenienza economica per poter lasciare il minimo spazio alla concorrenza. Il party 24 ore su 24 si trasformò in un saloon con tanto di sparatorie all’ordine del giorno, oltre ai capi dei vari clan, ci andava di mezzo anche chi non c’entrava nulla. La polizia chiuse la saracinesca a molti locali, l’Haçienda lo fece in maniera autonoma, anche perchè il problema dei gangster fu solo la punta dell’iceberg per il locale della Factory.

La Factory soffriva di una gestione finanziaria che definire approssimativa sarebbe generoso. Le fondamenta sulle quali si basava il rapporto tra l’etichetta e i gruppi erano molto fumose, i contratti non specificavano mai troppo chiaramente diritti e doveri delle due parti in causa, inoltre la scelta dei gruppi da mettere sotto contratto non era sempre delle più felici, basti pensare che gruppi come gli Smiths sono stati respinti da Tony Wilson per motivi misteriosi, errore che si ripeterà qualche anno dopo con gli Oasis, preferendo gli sconosciuti Adventure Babies. La Factory e l’Hacienda tiravano avanti sostanzialmente grazie agli introiti derivanti dai cd dei New Order e degli Happy Mondays, è pertanto facilmente immaginabile quale situazione si fosse venuta a creare nel momento in cui i primi se la presero comoda per la registrazione del nuovo album, e i secondi fecero altrettanto ma con l’aggravante di un viaggio ispiratorio alle Barbados a carico dell’etichetta. La gente dopo essere venuta a conoscenza dei brutti episodi legati alla scena Madchester, si allontanò da essa, non confortata dalle continue dichiarazioni razziste di Shaun Ryder nelle interviste dei Mondays, non esattamente un esempio di diplomazia, e probabilmente nemmeno d’intelligenza. Allo stesso tempo, quei gruppi che avevano preso le distanze dalla filosofia Factory, vedi Stone Roses e Inspiral Carpets, faticavano a rientrare nei ranghi imposti da etichette più importanti, a tal punto da risentirne fino a smarrire la vena creativa. I gruppi più validi della seconda ondata fecero la stessa fine di quelli meno validi, subendo entrambi una popolarità inaspettata e difficilmente gestibile che portava spesso a litigi e violente discussioni tra i componenti, fino agli inevitabili scioglimenti. La morte di Martin Hannett, geniale produttore dei Joy Division, ma anche di Happy Mondays, Stone Roses e tante altre band di Manchester, segnò l’ideale conclusione di un cerchio che lui stesso aveva contribuito ad aprire con i due capolavori realizzati insieme a Ian Curtis e ai futuri New Order.

Tony Wilson e Martin Hannett

Verso la fine del 1992 la Factory tentò di issare nuovamente il sipario riaprendo l’Hacienda, ma pochi avevano ancora intenzione di partecipare alla grande festa. L’Hacienda chiuse definitivamente i battenti nel 1997I gruppi Baggy/Madchester protagonisti tra il 1988 e il 1992 lasceranno la loro eredità musicale alla sconfinata e inesauribile scena Britpop che imperverserà oltremanica per tutto il corso degli anni Novanta. Ma questa è un’altra storia.

Lo slogan situazionista dal quale l’Haçienda ha preso il nome

Ecstatic MaDchester – 1a parte