I Mano Negra e la Patchanka di Sevres

Sevres, periferia ovest di Parigi ,non è un posto particolarmente strano.
Alcune ville e villette, il centro tipico dei paesini francesi,un po’ vita
metropolitana e un po’ piccola comunita’. E’ uno dei primi bernoccoli che la crisi
appioppa all’inizio dei ’70 sulla testa della Francia. Quando chiudono le
officine Renault, il villaggio operaio è decimato come in una grande epidemia
del ‘600. Interi isolati  vengono abbandonati, quelle che si chiamano le “aree
industriali dismesse” sono enormi capannoni vuoti. Tra i gruppi etnici che
popolano questo quartiere ci sono Arabi, Armeni ,sopratutto proletariato
metalmeccanico colpito dalla crisi come da una martellata. E poi ci sono anche
gli spagnoli, che appartengono pero’ ad un altra immigrazione, quella
antifascista, che sotto il franchismo è dovuta scappare, come e’ il caso del
nonno materno di Manu Chao.

Viene il momento della Patchanka. Senza farla tanto lunga con i giri di parole, il primo lavoro della Mano Negra e’ il disco d’esordio piu’ fulminante da un paio di decenni a questa parte. E’ la banda underground che fabbrica artigianalmente il suo album, che mette su disco le canzoni scritte da Manu .L’album viene registrato negli studi Mixit di
Parigi. Il titolo bilingue PUTA’S FEVER e’ una patchanka di Spagnolo e Inglese.Sul significato non c’e’ alcun dubbio: la febbre della puttana ,la sifilide, quella febbre che i napoletani ai tempi dei Borboni chiamavano “mal francese” e che i francesi chiamarono per qualche secolo “mal di Naples”. Il gruppo spieghera’ cosi il titolo “ci hanno trattato da puttane? Ecco!” una risposta alle infinite e sterili polemiche sulla Mano Negra vendutasi
inopinatamente al capitale. In puta’s fever si affaccia per la prima volta in modo deciso, palpabile ,l’America Latina il grande innamoramento della Mano Negra .Specialmente nel pezzo Guayaquil City c’e’ tutta quell’indolenza, quella molle consapevolezza di vivere, quell’ abbandono che fanno della musica del Sudamerica una cosa molto speciale e molto difficile da riprodurre se ne sei estraneo.