Negu Gorriak crossover in basco


Dicembre 1990, nel cuore della Meseta spagnola, una prigione chiamata Herrera de la Mancha dove sono imprigionati centinaia di baschi. C’è un cordone massiccio di militari e la polizia a cavallo è di pattuglia nelle vicinanze. Decine di autobus arrivano sotto la pioggia. La bandiera nazionale basca, l’Ikurriña, è ovunque. Il suono del txalaparta, un inquietante strumento a percussione ,echeggia. Appaiono striscioni e vengono visualizzate le immagini di prigionieri baschi. Si sente l’alboka, un antico corno. Un bertsolari canta in euskera, l’antica lingua dei baschi. Un palco è costruito e un certo numero di giovani baschi in abbigliamento hip-hop  prende il suo posto. “Hey, Euskalduna naiz eta Harro nago!” grida il leader della band echeggiando James Brown: “Hey! Lo dirò a voce alta! Sono basco e sono orgoglioso”. Una band chiamata Negu Gorriak si lancia in una serie di violenti power chord. Il Leader, Fermin Muguruza, canta una sfida per i soldati e gli elicotteri nelle vicinanze e i prigionieri baschi agitando l’Ikurrina fuori dalle piccole finestre in lontananza. I Negu Gorriak non fanno sconti, suonano senza ambiguità e la gamma emotiva è piuttosto stretta. Muguruza non fa ballate. Questa è la colonna sonora di una società in conflitto. Questa è stata la generazione post-transizione, la prima generazione ad imparare la lingua basca a scuola, la generazione che è cresciuta delusa dalla disoccupazione e la mancanza di progressi reali sui loro problemi. Se gli stati spagnolo e francese erano democrazie economicamente prospere ma i giovani baschi erano ancora di fronte a un futuro incerto.

Il vocalist Fermin Muguruza, suo fratello Iñigo e Kaki Arkarazo (entrambi alla chitarra) formarono il nucleo della band dopo lo scioglimento del gruppo Kortatu. Più tardi i due Mikels, Abrego e Kazalis, meglio conosciuto come Bap (batteria) e Anestesia (basso), entreranno in pianta stabile. Dopo sei anni, otto registrazioni e sul punto di raggiungere la fama internazionale, i Negu Gorriak volontariamente si separarono, giurando di non riformarsi fino a quando le sette province basche sarebbero state unite e indipendenti.

I Negu Gorriak, (inverno rigido, in basco), riuscirono a legare la lotta del popolo basco per la lingua e il riconoscimento all’interno dei movimenti internazionali per la decolonizzazione. Cercarono ispirazione nei popoli oppressi del mondo, in una sorta di ricostruzione musicale globale delle brigate internazionali della guerra civile spagnola del 1936 e come allora andarono incontro alla repressione istituzionale.

Siamo abituati a pensare alla censura come ad un fenomeno inesistente nel continente europeo, un retaggio del passato, legato a regimi totalitari. Come molti artisti baschi invece, Negu Gorriak e il loro frontman Muguruza sono stati oggetto di censura a causa della loro identità politica. La canzone “Ustelkeria” (corruzione) accusava un ufficiale di polizia di utilizzare il denaro della droga per finanziare uno squadrone della morte e portò ad azioni legali nei confronti della band che impedirono l’esecuzione del brano per sette anni. Questa canzone fece riemergere una nuova forma di censura in Spagna negli anni novanta, sotto forma di risarcimenti talmente pesanti da mettere a tacere chiunque. Le accuse contenute nel brano si rivelarono fondate ma furono confermate solo alla fine del procedimento giudiziario. Era l’inizio di una nuova modalità repressiva: il solo sospetto di contiguità ideologica con formazione terroristiche, causò ad altre band basche grossi impedimenti a suonare dal vivo e a pubblicare canzoni, Alcuni dei concerti di Muguruza con Manu Chao in Spagna furono cancellati ancora nel 2004.

I Negu Gorriak si distinguevano perché non erano solo una rock band, ma un movimento. Fondarono la loro casa discografica (Esan Ozenki). Portarono un approccio fresco e creativo che mescolava elementi musicali disparati nell’antica, difficile da imparare lingua di un popolo spesso frainteso.