Iggy Pop, un Cesare americano

 

front

Parental warning: this is an Iggy Pop record.

Lo status del nostro era tale da potersi permettere l’autocitazione ironica, sbeffeggiando gli adesivi che venivano incollati sulle registrazioni in questi primi anni novanta. Erano moniti per i genitori degli adolescenti: i vostri figli ascolteranno oscenità, parolacce e temi scomodi, Iggy, fin dai tempi degli Stooges non aveva mai lesinato al riguardo… Classe 1947, sul palco ininterrottamente dalla seconda metà degli anni sessanta, cresciuto nella Detroit operaia e incendiata delle tensioni sociali dei favolosi sessanta, nel 1993 a 46 anni era un reduce. Non aveva nessuna voglia di mollare, gli davano del punk quando i punk ancora non esistevano come categoria, per etichettarlo come rifiuto sociale che deturpava l’immaginario flower power dell’epoca, divenne un punk senza futuro allo scioglimento degli Stooges e fu costretto a riparare in Europa. Ora, dopo 15 anni nei quali tutti suonavano come lui, era pronto a riscuotere. Per un adolescente dell’epoca, inondato da decine di uscite mensili apparentemente più innovative, senza Youtube ad appiattire tutto ma con Mtv a promuovere nuovi fenomeni commerciali, Iggy era un vecchio da snobbare. Nei novanta invece Iggy rientrò in patria, varcò il Rubicone supportato dalle truppe grunge e da allora non ha più smesso di calcare i palchi di tutto il pianeta, ricoprendo finalmente il ruolo che gli spettava nel pantheon dei divi rock.

 

Iguana di spirito e di voce, con American Caesar attenta a quella facciata Americana di potere e forza, a un modo di intendersi del tutto Statunitense, dove ciò che  conta è l’immagine di un Paese compatto verso l’obiettivo di offendere e difendere.

Alla stregua dei grandi condottieri del passato, in particolare di Cesare, e imitando la politica di quello che fu il Romano Impero, l’America vivifica e incarna un modo politico assolutista e potente che fa tremare e avere paura gli oppositori esteri a questo progetto idealista di egemonia.

Iggy Pop rende provocatoriamente omaggio con questo album a questo ritratto americano degli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, quando tante cose non erano ancora successe, ma erano forse nell’aria, date le premesse.