Mangue beat, Nação Zumbi

Nacao zumbi

Mangue Beat

Manguebeat è il nome di un movimento musicale nato all’inizio degli anni Novanta in Pernambuco, da giovani artisti e musicisti brasiliani stanchi della depressione sociale di Recife (all’epoca considerata la quarta peggiore città al mondo nella quale vivere). Nato come movimento di sperimentazione musicale, il Manguebeat voleva conservare ed esaltare ritmi regionali (coco, maracatu, embolada, frevo..) e mescolarli ad “elementi urbani”, samba, punk, rock, funk ed elettronica. In poco tempo si trasformò in un movimento culturale, coinvolgendo cinema, letteratura, teatro ecc.

Il nome Manguebeat fu scelto perché richiamava il terreno fangoso del Mangue, tipico di Recife, la cui vegetazione rappresentava una delle maggiori biodiversità del pianeta. La metafora del Mague voleva creare un parallelo tra la ricchezza e varietà dell’ecosistema mangue e la diversità culturale e musicale che poteva essere prodotta partendo dal nordest del Brasile. Il movimento nasce, inoltre, proprio come critica dell’abbandono dell’economia sociale del Mangue, coincisa con l’ascesa dell’asse economico Rio-São Paulo e l’impoverimento esponenziale del nordest del Brasile.

Recife è circondata da due grandi fiumi, il Capibaribe e il Beberibe, che incontrano le acque dell’oceano Atlantico dando origine al mangue che è l’habitat naturale dei granchi di acqua dolce. Anche per questo il simbolo del movimento è diventato il “caranguejo”, il granchio.

Granchio

(Recife, Omaggio al movimento manguebeat)

Nel 1992 viene pubblicato il Manifesto del Manguebeat, Caranguejos com cérebro (granchio con cervello).  Scritto da Fred Zero Quatro, cantante e fondatore di uno dei gruppi simbolo del Manguebeat, Mundo Livre S/A. Il manifesto elogia la diversità e l’agitazione contaminatrice. Diviso in tre parti (Mangue: il concetto, Manguetown: la città, Mangue: la scena), il Manifesto comincia soffermandosi sull’ecosistema del Mangue, la geografia e la critica della crescita distruttiva. Al di là dei cambiamenti geografici locali, il testo denunciava le condizioni sociali della popolazione e aveva come obiettivo il “riscatto” delle tradizioni culturali quasi dimenticate. L’ispirazione del Manifesto venne dall’opera Geografia della fame (1946) e dal “romanzo-verità” Uomini e Granchi (1967), entrambi pubblicati dal sociologo e geografo pernambucano Josué de Castro. Partendo dalla sua esperienza personale – la difficile adolescenza vissuta nel nordest brasiliano – consacrò tutta la sua vita alla lotta contro la fame e fu presidente della FAO dal 1952 al 1956. Le sue opere furono fondamentali per la metafora dell’“uomo-granchio”: la vita degli uomini e delle donne che vivono nei margini della città di Recife è paragonata alla vita dei granchi (nel manifesto viene anche creata la denominazione di chamagnathus granulatus sapiens per questa figura). Il Manifesto, così, affronta questioni storiche, geografiche, sociali e culturali. La cinica nozione di progresso che elevò Recife a metropoli del nordest – si legge nel Manifesto – non tardò a rivelare la sua fragilità. I primi segnali di sclerosi economica si manifestarono all’inizio degli anni Settanta; da allora la stagnazione, insieme al mito della metropoli, ha aggravato e accelerato il quadro di miseria e caos urbano.  L’ultima parte del Manifesto celebra, invece, l’avvento di un «circuito energetico capace di connettere le buone vibrazioni del mangue con la rete mondiale di circolazione di concetti pop, simboleggiato da un’antenna parabolica infilata nella lama del mangue». Sul finale veniva tracciato il profilo dei “mangueboys” e delle “manguegirls” di cui c’era bisogno per stimolare e rinvigorire la cultura locale. Si legge nelle ultime parole del Manifesto:

Oggi, i mangueboys e le manguegirls sono individui interessati all’hip-hop, collasso della modernità, caos, attacchi di predatori marittimi (principalmente squali), moda, Jackson do Pandeiro, Josué de Castro, radio, sesso non virtuale, sabotaggio, musica di strada, conflitti etnici, mediaidiozia, Malcom Maclaren, i Simpson e tutti gli avanzi di chimica applicati al terreno delle alterazioni ed espansioni di coscienza.

Bastarono pochi anni per far sì che i produttori di fabbrica mangue invadessero Recife e cominciassero ad espandersi per tutti i lati del mondo. La scarica iniziale di energia ha generato una scena musicale con più di cento gruppi musicali. Nel suo sentiero sono sorti programmi di radio, sfilate di moda, video, clipes, film e molto di più. Poco a poco le arterie si stanno sbloccando e il sangue torna a circolare per le vene di Manguetown.

 Manifesto: http://pt.wikisource.org/wiki/Caranguejos_com_c%C3%A9rebro

Chico Science e Naçao Zumbi

Tra i pionieri del movimento va ricordata la figura fondamentale e carismatica di Chico Science, fondatore del gruppo Chico Science e Naçao Zumbi. Il gruppo era composto da chitarrista, bassista, tastierista, cantante (Chico Science) e da una decina di percussionisti che utilizzavano, in particolare, tamburi del Maracatu per sostituire la classica batteria.

In realtà il Movimento Mnaguebeat pone le proprie basi nella decade del 1970 con il chitarrista Robertinho de Recife e con i suoi album:

“Jardim da Infância” (1977): https://www.youtube.com/watch?v=QDs5aSOQBrM

“Robertinho no Passo” (1978): https://www.youtube.com/watch?v=ToJPUntPPF8

“E Agora pra Vocês… Suingues Tropicais” (1979).

Ma l’icona e l’avvio del movimento sono legati a Chico Science che divulgò musicalmente le idee e le contestazioni del Manguebeat.

Volevamo – dice Chico Science in un’intervista – che il nome di “Zumbi” fosse parte della nostra band. “Noi siamo una nazione Zumbi, una nazione di lotta”. Zumbi è una figura fondamentale della storia brasiliana e della lotta di emancipazione degli afrobrasiliani. Zumbi era il leader del Quilombo dos Palmares, uno dei più grandi Quilombos della storia coloniale, situato nell’attuale zona dell’Alagoas, al confine col Pernambuco. I quilombos erano comunità formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni o prigionieri. In quel momento la popolazione del quilombos dos palmares arrivava a trentamila persone. Zumbi, nato libero nel 1655, fu stato catturato e consegnato ad un missionario portoghese all’età di sei anni. Ricevette i sacramenti, imparò il latino ed il portoghese ma, nonostante i tentativi di sottomissione tramite l’educazione impartita, fuggì nel 1670 e riuscì a diventare il nuovo leader del Quilombo dos Palmares spodestando il suo predecessore, il quale aveva accettato l’offerta di pace del governatore della Capitania del Pernambuco: sottomettersi all’autorità della corona portoghese in cambio dell’offerta di libertà a tutti gli schiavi fuggitivi del quilombos (la schiavitù in Brasile sarà abolita solo nel 1888). Zumbi era contrario ad accettare l’offerta di libertà finché altri schiavi neri in Brasile fossero rimasti ancora privati di libertà e sottomessi. Rifiutò la proposta e guidò il quilombo fino al 1694, l’anno in cui questo fu invaso e fu distrutta la sua capitale, Palmares. Zumbi fu ferito ma resistette e riuscì a fuggire. Solo successivamente fu catturato in un’imboscata e giustiziato insieme ad altri guerrieri. La sua testa venne tagliata ed esposta ed il suo pene inserito nella bocca dal governatore del Pernambuco Caetano de Melo e Castro, il quale, Il 14 marzo del 1696, scrisse al re del Portogallo: “Ho chiesto che fosse esposta la sua testa nel posto più in vista di questa piazza per impaurire i neri che per superstizione ritengono Zumbi immortale”. Nel 1995 la data della sua morte fu adottata come giorno della Coscienza Nera; oggi Zumbi è uno dei più grandi simboli della resistenza in Brasile.

Da Lama ao Caos (1994), primo cd dei Naçao Zumbi, comincia con il Monologo ao pé do ouvido, evocando Zumbi insieme ad altre figure di lotta e resistenza:

Modernizzare il passato

è un’evoluzione musicale

dove sono finite le note che erano qui
non ne ho bisogno!
Basta lasciare tutto suonare bene nelle orecchie,
la paura da origine al male,
l’uomo collettivo sente la necessità di lottare
l’orgoglio, l’arroganza, la gloria
riempiono l’immaginazione di dominio,
sono demoni quelli che distruggono la potenza dell’umanità.
Viva Zapata!
Viva Sandino!
Viva Zumbi!
Antonio Conselheiro!
Tutte le pantere nere,
Lampião, la sua immagine e somiglianza,

io ho certezza che anche loro cantarono un giorno.

Dopo il monologo che celebra la forza guerriera di Zumbi segue il primo pezzo del cd: banditismo por uma questão de classe. Coraggioso pezzo di denuncia delle operazioni della polizia nelle favelas:

tempo fa si parlava di banditi

tempo fa si parlava di soluzione

tempo fa si parlava di progresso

tempo fa io vedevo la televisione

 […] Chi era innocente, oggi è diventato bandito

per poter mangiare un pezzo di pane già marcito

Banditismo per pura malvagità

Banditismo per necessità

Banditismo per una questione di classe

Questo primo disco del gruppo fu un successo: suono rivoluzionario, musiche energetiche e ben elaborate mischiando funk, rock, embolada e musica afro. Nella classifica del 100 migliori dischi della musica brasiliana occupa la tredicesima posizione. Il titolo “Da lama ao caos”, tradotto “Dal fango al caos”, segnala il destino della generazione manguebeat: uomini e donne granchio che escono dal fango del mangue della città di Recife per invadere le caotiche città mondiali con il loro stile musicale.

A cidade (Da lama ao caos)

“La città non si ferma, la città solo cresce,

quello in cima sale, quello in basso scende”.

Computadores fazem arte (da lama ao caos)

https://www.youtube.com/watch?v=t0BosQl5MzU

 Afrociberdelia (1996) esce a due anni di distanza dal primo album, occupa la sedicesima posizione nella classifica del 100 migliori album della storia brasiliana.

https://www.youtube.com/watch?v=Un6skStzSH8

Quilombo groove (afrociberdelia)

https://www.youtube.com/watch?v=OAvlg6WntAI

Etnia (afrociberdelia):

https://www.youtube.com/watch?v=r49G6PXBhQY

Maracatu atomico (afrociberdelia)

https://www.youtube.com/watch?v=_G63uF288T4

Canzone composta da Nelson Jacobina e Jorge Mautner, lanciata nel 1974 da Jorge nell’album omonimo Jorge Mautner. Nello stesso anno Gilberto Gil la registrò di nuovo per l’album Cidade de Salvador. Ventidue anni dopo Chico Science & Naçao Zumbi registrarono un’altra versione della canzone.

Concerto Gilberto Gil e Naçao Zumbi (1996):

https://www.youtube.com/watch?v=i8YmBzhL-84

(Chico Science e Gilberto Gil)

Nel 1997 morì Chico Science in un incidente stradale pochi giorni prima dei festeggiamenti del Carnevale 1997. Muore a trent’anni e dopo aver già fatto due tournée internazionali in Europa e negli Stati Uniti. Dopo la sua morte il gruppo ha continuato con il nome “Naçao Zumbi”.

Alcuni pezzo recenti del gruppo, dall’album del 2007 Fome de tudo:

Fome de tudo (fame di tutto): https://www.youtube.com/watch?v=3I2UrkLsM9Y

Onde tenho que ir (dove devo andare): https://www.youtube.com/watch?v=5eRRxr7TdAI

Memorando (dall’album Futura del 2005): https://www.youtube.com/watch?v=RNBCMKu34n8

Il Mangue influenzò molti altri gruppi del Pernambuco e del Brasile e fece di Recife un nuovo centro musicale. Tra i gruppi manguebeat si includono: Mundo Livre S/A, Sheik Tosado Mestre Ambrosio, DJ Dolores, Faces do Subúrbio, Comadre Fulozinha, Jorge Cabeleira, Eddie, Via Sat e Querosene Jacaré.

Manguebeat, dei Mundo livre S/A (primo pezzo dal primo album Samba Esquema Noise, del 1994):

I seguaci del movimento cominciarono ad indossare cappelli di paglia e occhiali scuri.

In un’intervista Chico Science ribadisce la forza del manguebeat: parlare della cultura popolare, di problemi quotidiani, di vita urbana, di lotta, diventare “alchimisti di ritmi”, mettere a lavoro in modo sperimentale ritmi brasiliani, riportando così alla luce tradizioni soffocate. Tra le frasi più celebri legate alla sua musica: “Com a barriga vazia não consigo dormir, e com o bucho mais cheio comecei a pensar que eu me organizando posso desorganizar, que eu desorganizando posso me organizar” (con la pancia vuota non risco a dormire e con lo stomaco vuoto cominciai a pensare che organizzandomi posso disorganizzare e disorganizzando posso organizzarmi). L’influenza del movimento fece si che anche i brasiliani di altre regioni conoscessero la ricchezza della vastissima cultura popolare nordestina.