Ministry of cyberpunk


La musica industriale era nata in inghilterra verso la fine degli anni settanta per descrivere metaforicamente la condizione umana sfruttando i suoni delle fabbriche. I Ministry aggiunsero sonorità e ritmiche heavy metal ad un sound basato sui sintetizzatori, la chitarra ri-americanizza un genere di cui si erano impossessati gli intellettuali europei, e che invece appartiene, e ritorna, alle lande selvagge, alle nevrosi metropolitane, alle tensioni sociali dell’America. Finisce la musica industriale e inizia quella cyberpunk.

Il termine “cyberpunk” era stato inventato nel 1980 dallo scrittore Bruce Bethke in un racconto (pubblicato nel 1983) che narra, per l’appunto, di una gang di giovani arrabbiati suburbani i quali, per combattere la noia del loro ambiente provinciale, diventano dei terroristi elettronici. Non si tratta tanto di un movimento letterario separato quanto di un’estensione della sperimentazione post-moderna la cui regola generale consiste nel partire da un’innovazione formale e usarla come infrastruttura su cui innestare una sorta di fotografia iper-realista del presente. Del presente interessa soprattutto un aspetto: il modo in cui le nostre esistenze vengono trasformate e ridefinite dalla tecnologia. L’obiettivo è spezzare la “realta’ di consenso”, quella realta’ che viene data per scontata da tutti. E questo spiega il ritorno di interesse per l’horror e la fantascienza, che violano appunto le leggi della Fisica.

Le tecnologie informatiche sono quelle che, negli anni ’70 e ’80, hanno caratterizzato la terza rivoluzione industriale. Al Jourgensen, deus ex machina celato dietro il nome Ministry, era un osservatore privilegiato. Nato a Cuba e cresciuto in una delle capitali industriali americane che stavano subendo un mutamento profondo, testimoniava della trasformazioni sociali dovuto alla decadenza industriale nel midwest. Le macchine utensili nelle officine non erano più manovrate da operai ma governate da computer. Le fasi di montaggio industriali, passavano dalla catena di montaggio con migliaia di operai alle piattaforme robotizzate. Nello stesso periodo il protocollo MIDI permetteva ad un musicista di pilotare l’intero set di una rock band sostituendo macchine agli uomini così come un singolo bancomat sostituiva decine di cassieri. Solo la fantascienza aveva esplorato il regno emotivo della tecnologia deviata, di robot che conquistano il mondo, di olocausti psichici. La musica industriale diede una rappresentazione della tecnologia come un incubo.

La maggior parte dei sistemi di automazione industriale erano progettati per aumentare la redditività delle imprese, i sistemi informativi che stavano radicalmente cambiando anche la vita impiegatizia andavano nella stessa direzione con fattori di scala ancora maggiori. Un esempio? Negli anni sessanta la General Motors impiegava seicentomila dipendenti e generava un utile netto di di circa otto miliardi di dollari all’anno, cinquant’anni dopo Apple generava novanta miliardi di dollari con circa novantatremila dipendenti… (1)

Gli idoli dei cyberpunk non sono pero’ gli agitatori sociali. Il cyberpunk ha una forte componente tecnologica. Semmai sono gli imprenditori hippie, con il loro misto di trasgressione e di successo mondano, a fornire un riferimento (Steve Jobs e il socio Wozniak ad esempio). Con loro il “sogno americano” non e’ morto, e’ stato semplicemente trasferito grazie ai computer dalla borghesia agli hippie.

 

1) http://www.lrb.co.uk/v37/n05/john-lanchester/the-robots-are-coming


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