Jane’s addiction, creado y regado de Los Angeles

Senores y senoras…

All’inizio fu STOP

Quando tutto il rock mainstream si ammantava di buoni sentimenti, il Live Aid come esempio più eclatante, a Los Angeles, la città dei demoni, le strade e le spiage brulicavano di personalità debordanti…

Ma i Jane’s Addiction erano anche espressione della loro città…

Los Angeles

Los Angeles è la citta’ che, a partire dalla grande depressione, fu invidiata da tutto il mondo, sinonimo di Disneyland e di Hollywood. Sul finire degli anni ’80 le cose sono cambiate, i cittadini sono terrorizzati dall’ondata di violenza. Nel 1988 fanno scalpore i duelli alla John Wayne fra gli automobilisti esasperati dal traffico delle freeway. Qualche anno dopo esplode il fenomeno delle “street gang” . La citta’ perde rapidamente il suo alone mitico nella mente di milioni di americani, e nella mente dei suoi stessi abitanti. Se nell’immaginario degli anni ’60 era una sorta di paradiso terrestre, con estati perenni, ragazze stupende in bikini, auto sportive, spiagge assolate, figli dei fiori e cosi’ via, vent’anni dopo Los Angeles e’ altrettanto mitica, ma su un versante molto diverso: e’ la citta’ dei club notturni, delle case abbandonate, delle gang, degli scontri tra ispanici, neri e coreani e tanti altri, della miseria diffusa e della opulenza ostentata, dei party di cocaina a Beverly Hills e dei rave illegali sull’Hollywood Strip. Ocean size – http://youtu.be/lVIev94s7Mo   Nessuna città del mondo occidentale ha vissuto il dramma demografico di Los Angeles. La popolazione della zona metropolitana è salita a ben quindici milioni di persone, seconda soltanto a quella di New York (ma con un tasso di crescita triplo). Negli ultimi dieci anni sono arrivati tre milioni di persone, l’equivalente di una metropoli come Roma e dintorni.  

La citta` di plastica

Dalla nevrotica New York l’underground si propaga, negli anni ’80, al paradiso artificiale di Los Angeles. Nella capitale del consumismo i connotati dell’underground mutano parecchio. Si adeguano alle diverse tradizioni culturali della metropoli californiana, nella quale a differenza di New York, non esistono ambienti politicizzati; ancora non c’è il giovane intellettuale, preoccupato dei problemi del mondo e imbevuto di ideali, ma c’è il teenager reso idiota dal metodico lavaggio del cervello praticato quotidianamente dalla societa` consumista. L’idiotismo e` veramente la filosofia di vita dell’abitante medio della metropoli californiana. La societa` di plastica gli propina continuamente nuove mode e lo bombarda di pubblicita’. Gli spot aggressivi e sorridenti della TV e gli slogan invitanti diffusi nei grandi magazzini, sono l’avanguardia di un esercito della persuasione occulta che, ben ramificato, penetra ogni giorno di piu` dentro il tessuto sociale. La personalita` del los-angelino medio viene forgiata da questo gigantesco apparato per l’edificazione della coscienza. Dietro questo colossale apparato di propaganda si erge una ideologia di base: la fede incrollabile nell’american way of life. Essa consiste in un sentimento viscerale di patriottismo, di moralismo, di perbenismo e di anti-comunismo. L’opinione del cittadino sui fatti che accadono nel mondo e` un mosaico di luoghi comuni, che si riassumono nell’esaltazione dei valori borghesi.

Los Angeles underground

Siamo alla fine degli anni ’80, la ribellione al sistema non è più rappresentata da miti e ingenui rappresentanti del flower-power, la versione losangelina ed edulcorata della protesta pacifista newyorkese, subito rovesciata in moda di ciondoli, collanine, magliette, poster, quanto dai “freak”. I freak degli anni reaganiani sono i mostri, i finti pazzi e i veri eretici che sfruttano la civilta’ di plastica sbeffeggiandola. Non sono ne` un fenomeno politico (perche’ non esiste un movimento freak), ne` un fenomeno culturale, pensate che l’analfabetismo fa persino parte della loro immagine. Sono in fondo soltanto un fenomeno di costume, un tocco di folklore che le agenzie turistiche vedono di buon occhio: vestono male, abusano di stupefacenti, praticano il libero amore. I freak non sono così diversi dai surfisti. Con gli anni c’era stata una vera e propria commistione. Con il surf era venuta prepotentemente alla ribalta una generazione dedita al divertimento fine a se stesso, ma non fu indolore: ebbe come effetto anche una analisi critica dello stile di vita dei propri genitori, e una conseguente insofferenza per i vincoli del puritanesimo americano. I freak sono ragazzi che, con un pizzico di consapevolezza in piu`, prima deridono esplicitamente i genitori, e poi la societa` intera. Se i freak sono osceni, e` perche’ i ragazzi dediti al divertimento vogliono fare l’amore, mentre i genitori lo proibiscono: allora i giovani, frustrati, reagiscono, diventando freak e inneggiando all’oscenita’. Anche i freak manifestano un’intrinseca ambiguita’. Si ribellano all'”american way of life”, ma su basi prettamente materialistiche, forse ancora piu` materialistiche di quelle che sorreggono la morale della generazione precedente. Il loro scopo e` di porre il “divertimento” sopra tutto, sopra anche al lavoro e alla morale. I freak avranno vinta la loro battaglia per il sesso libero, ma a favore di una vita ancora piu` povera e dissociata.

La musica dei freak e i Jane’s Addiction

Il punto di ritrovo dei freak e` il Sunset Strip di Hollywood, la striscia di locali notturni come lo Scream e il Roxy Theater che si estende per un paio di chilometri parallelamente al mitico Sunset Boulevard e al piu` malfamato Hollywood Boulevard. Li` erano sorti i primi club per la musica rock, e li` si esibivano i primi complessini locali, Jane’s Addiction compresi. Il loro esordio, omonimo, su Triple X del 1987, venne registrato dal vivo in due sessioni una elettrica e una acustica, proprio al Roxy’s, dove erano ormai divenuti una leggenda vivente.

Dediti come sono alla satira, alla provocazione, alla “stranezza”, all’eccentricita` fine a se stessa, quattro freak come i Jane’s addiction si lasciano facilmente sedurre dalle istanze liberatorie della musica underground newyorkese, soprattutto l’idea di abolire i confini fra i generi, di fondere tutto in un’ unica teoria sonora: punk, metal, funk. Portando alle estreme coseguenze questa dottrina nasce una musica che non conosce più pregiudizi, e che si diverte nell’essere tale. Un aspetto importante della civiltà musicale losangelina di quel periodo è la prassi che si instaura nella produzione e distribuzione del prodotto sonoro. Gli ideali comunitari contagiano anche la struttura del complesso, che viene a configurarsi come un carrozzone sul quale viaggiano i musicisti, il manager, eventuali amici e le ragazze dei musicisti, assieme agli abituali frequentatori dei locali: prostitute, ballerine, transgender. La prima manager dei Jane’s addiction era una prostituta, le prime esibizioni annoveravano spogliarellisti, transessuali e mangiatori di fuoco, le mise e le pose di Perry Farrel dal vivo erano ostentatamente osceni e sessualmente ambigue. I Jane’s addiction sono comunque sempre molto abili nel non rompere mai completamente con le convenzioni. Fuoriclasse del compromesso, riescono sempre a presentare la loro arte sotto diverse prospettive, una delle quali e` inevitabilmente in linea con gli schemi di divertimento imperanti la provocazione sessuale in primis.

Scaletta della puntata di sabato 5 Ottobre 2013:

  • Stop!
  • Ocean Size
  • Whores
  • 100%
  • Jane says
  • Had a dad
  • Mountain song
  • Pig’s in Zen
  • Ain’t no right
  • Been caught stealing