RavE!

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“Se, come diceva Martin Mull (e non Frank Zappa, al quale viene spesso attribuita la frase), “scrivere di musica è come ballare di architettura”, si capisce che scrivere di qualcosa che è musica, ma anche ballo, architettura (o più precisamente scenografia), controcultura, loisir, rito e addirittura tentativo di esplorazione del trascendente, risulta molto complesso. Non che non esista una bibliografia: c’è, è stata importante per la stesura di questo libro, ed è infatti elencata a margine. Tuttavia, pur potendo risultare utili a chi già conosce per esperienza diretta il fenomeno, un elenco di nomi, date e luoghi, una serie di considerazioni sociologiche, una minuziosa categorizzazione di generi e sottogeneri musicali, non potranno mai dare l’idea di cosa sia stata questa “cosa” esplosiva, multiforme, sfuggente ed entusiasmante che ha avuto luogo in Europa tra il 1989 e oggi – una cosa lunga dunque un quarto di secolo – a chi non ne ha vissuta almeno una parte. Proprio dalla consapevolezza che nessun dato può avvicinarsi al significato profondo del trovarsi lì, a ballare fino al mattino, e sovente fino a quello ancora successivo, in quelle industrie abbandonate, in quei capannoni, in quei boschi, in quelle ex basi militari, fiere del tessile, ballatoi, vetrerie, depositi ferroviari, rifugi montani, bunker, uffici smessi, pratoni, centrali elettriche, campi, cave, rovine di cascinali, finanche strade di città e metropoli quando venne il momento della rivendicazione, è nata l’idea di questo libro. Da tale consapevolezza, e dalla certezza che il romanzo – perché, sia pure con una forte impronta documentale, questo è Muro di casse – rimane lo strumento di analisi e rappresentazione più potente tra quelli a disposizione; in questo caso l’ammiraglia, parafrasando Siti, che la letteratura può schierare rispetto alla cronaca e alla sociologia, nel tentativo di venire a capo della realtà.”

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“In giro per l’Europa avevo avuto esperienza dell’unica cultura giovanile genuina dei miei anni – la azzardo, e tu interpretala nella direzione che preferisci: della cosa migliore realizzata dalla mia generazione. Avevo pensato che per fare un romanzo dalla mia esperienza delle feste, ovvero di tutto quel complesso di persone, eventi, assembramenti e spostamenti che i giornali chiamano rave (e quelli un po’ più avveduti, free party e teknival, dato che, a voler essere precisi fino alla pedanteria, rave sono soltanto quelle feste svoltesi nel Regno Unito tra il 1986 e il 1993.”

p95emma345“A Roubaix avremmo dunque avuto unaprotagonista spenta, priva di entusiasmo nonostante la rarità di una festa di tali proporzioni in una Francia ormai da diversi anni sotto la cortina della legge Mariani, che vietando i raduni sopra le duecentocinquanta persone aveva soffocato il movimento, favorendo però anche la migrazione di tante tribe proprio in Italia e dando un secondo impulso alla fioritura della free tekno nel nostro paese. La festa dove mi portarono i Rolling Thunder si svolgeva all’interno di un blockhaus, una sezione di linea Maginot, e per di più una sezione che passava in mezzo a un’area di terril, quegli enormi panettoni di polvere di carbone che punteggiano le scabre campagne al confine tra la Francia e il Belgio, e se a volte anche la peggio festaccia nel peggio capannone del peggio pezzo di via Emilia riusciva a brillare dei lampi della genesi e dell’apocalisse, lì, in quel nodo d’Europa tutto cemento e acciaio, dove il verticale delle
vecchie fortificazioni e l’orizzontale delle nuove TAV si andavano a incrociare fra i tralicci e i capannoni di un’industria pesante ormai ferma, anche i meno in acido avrebbero avuto
di che scuotersi e tremare e sgranare gli occhi e tutti i sensi.”

“Ti ricordi quando eravate punk?
Lui era punk. Io ero Oi!.
Ohi ohi, arriva l’accademia…
C’è la sua differenza.
Secondo te allora perché un sacco di gente è passata dal punk alla free tekno?
È normale no?
Sì?
Cercava un altro spazio di ribellione. Un altro scossone.
Anche se ormai la gente non si scuote più per niente…”

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Una piccola scaletta esemplificativa (ThanX Matteo Cortese):

Spiral Tribe – forward the revolution
Baby D – Everybody’s got to learn sometimes
Human Resource – dominator
L.A. Style – James Brown is dead
Phenomania – Who is Elvis
777 – Alpha Wave (Plastikman Acid House Mix)
Mike Ink – 5 years on acid
Model 500 – the chase
Phuture – acid trax
Rhythim Is Rhythim – Strings Of Life
Inner City – Big fun
Armando – land of confusion
Mark the 909 king – Can you dig it?
Lidell Townsell – As acid turns
Virgo Four – Sex
Mr. Fingers – beyond the clouds
Frankie Knuckles – your love
Green Velvet – explorer
Phuture – Rise from your grave (importante: tra i pochissimi pezzi contro l’uso di droghe. discuss.)
Adamski – Back to front
KLF ‎– What Time Is Love? (Pure Trance 1)
SL2 – on a ragga tip
Moby – go
Moby – thousand (il più veloce pezzo techno mai inciso)
Orbital – Fahrenheit 303
Hardfloor – acperience 1
808 State – Pacific state
Aphex Twin – Digeridoo
The Shamen – Ebeneezer goode (pezzo mainstream dichiaratamente pro-ecstasy)

 

Photo: Gavin Watson